lunedì 9 febbraio 2015

Le avventure di Elokia in ospedale

Parte prima - giovedì

Giovedì mattina ho appuntamento alle 9 per un'ecografia della tiroide.
Arrivo in ospedale alle 8.45 circa, vado al CUP per pagare il ticket: mi imbatto nel primo scoglio di idiozia della gente che si ferma APPENA termina la scala mobile... quindi tu che vieni elevato per forza di cose li tamponi nella schiena. E si incazzano. Fate almeno due passi e vedrete che non succede, fidatevi!
Secondo scoglio di idiozia: la mandria ferma sotto al monitor, davanti al totem per prendere il numero. Dopo cento "permesso... permesso.." finalmente prendo il numero e mi sposto ad attendere il mio turno.
Seguono altre consuete scene da sportello che si possono immaginare.
Pagato il ticket, mi avvio verso il reparto: c'era scritto bello grosso sulla prenotazione e me l'ha anche gentilmente ripetuto l'impiegata quando ho pagato. AREA BLU QUARTO PIANO RADIOLOGIA.
Ci sono ovunque giganteschi cartelli colorati eppure tante persone si smarriscono in due metri quadri.
Darwin, aiutaci.
Arrivo agli ascensori dell'area blu, c'è un signore che vuol chiamare l'ascensore. C'è un tasto per la chiamata e poi ci sono due lampadine coperte da un "fanale" a forma di freccia. A seconda se l'ascensore sta salendo o scendendo è illuminata la freccia corrispondente, ma il tasto di chiamata è sempre solo uno, al centro.
Il nostro uomo si ostina a premere i "fanali" a forma di freccia.
Darwin, dove sei?
Poi finalmente imbrocca il tasto e l'ascensore arriva. Galantemente mi cede il passo e da qui nasce la seguente conversazione:

- Prego, signora!
- Grazie! io vado al quarto, lei?
- Al quarto anche io!! (e mi fissa)
(mi sento in dovere di aggiungere qualcosa) - allora facciamo il viaggio insieme
- eh sì... ma sarebbe meglio farli da un'altra parte i viaggi
(eccolo, quello che vuole lamentarsi dei suoi mali. Lo stronco con lo zen) - Già... ma oggi siamo qui
- eh sì però...
- ...però oggi c'è un motivo per cui dobbiamo essere qui, cerchiamo di non pensare ad altro
(stroncato - tace - arriviamo al piano)

Eccomi in reparto alle 8.50 , in perfetto orario per il mio appuntamento.

Nel breve lasso di tempo necessario per consegnare i miei documenti in accettazione, si materializzano in sala d'attesa due personaggi che io incontro SEMPRE (questo mi spinge a pormi domande sul mio karma):

1) la Vecchia di Merda, che occupa inutilmente una o più sedie coi suoi effetti personali: minimo una per sé e una per la borsa, ma se è possibile ama anche spalmarsi su più sedie: una per sé, una per la borsa, una per la giacca, se sei fortunata e piove anche una per l'ombrello (o se ha dei campioni da consegnare per le analisi, la borsina con dentro pipì e popò);

2) la Persona Ciarliera e Polemica, che in questo caso era rappresentata dal Donnone col Vocione Che Conosce Tutti.
Questo genere di frequentatore di ospedale molesta gli astanti nella sala d'attesa con le sue conversazioni a voce alta al telefono, o con il personale sanitario, o con altri astanti perché, come ho detto, conosce tutti. Se poi la Persona Ciarliera è anche Donnone Col Vocione, sei fottuta: la tua unica speranza è sederti distante ed essere chiamata per la visita prima di lei.

Io non sono particolarmente fortunata: Vecchia di Merda e Donnone Col Vocione erano separate dalla borsa della Vecchia... quindi la mia scelta era attendere in piedi accanto al termosifone morendo di caldo, oppure rischiare l'approccio di Donnone Col Vocione chiedendo alla Vecchia di togliere la borsa.
Ho scelto la seconda.
Appena mi siedo passa un'infermiera che Donnone Col Vocione, ovviamente, conosce: l'infermiera si ferma a chiacchierare.
Mi giro di tre quarti sul seggiolino nel tentativo di salvare il mio timpano del timbro tonante del Donnone.

Le chiacchiere finiscono alle 9.15 e Donnone Col Vocione, momentaneamente disoccupata, parte con il consueto approccio che mi aspettavo e per il quale avevo preparato una contromossa zen.

(guarda l'orologio) - Ah... le nove e un quarto.... (io sono sempre girata di tre quarti; mi fa toc-toc sulla spalla col dito)  Scusi, ma lei a che ora aveva l'appuntamento?

[questa è la domanda che odio più di tutte, capirete perché fra poco]

- (sii zen - sii zen) Guardi, non mi ricordo, ho consegnato il foglio dentro all'infermiere... comunque escono loro a chiamare per nome quindi non ha molta importanza...

Non contenta si gira verso Uomo dell'Ascensore e ripete la domanda.

- Io ce l'avevo alle nove e venti, signora
- MA ANCH'IO!!!! ecco, vede, danno l'appuntamento a tutti alla stessa ora e poi dopo si fa tardi... eh insomma....
- Beh ma signora qua siamo all'ambulatorio di ecografia, ci sono le persone che han dovuto bere l'acqua.... è ovvio che se gli scappa la pipì gli danno la precedenza e la fila sballa un po'... ci va un po' di pazienza...

Grande Uomo dell'Ascensore!!!! Volevo applaudirlo!!
Intanto però pensavo: Donnone caro, ma se avevi appuntamento alle 9.20, che cazzo ci facevi in reparto alle 8.50??? 
E perché ti lamentavi di non essere stata chiamata alle 9.15? Aspetta almeno le 9.21 !!

[Ecco perché odio la domanda "Lei a che ora aveva l'appuntamento?" : perché generalmente viene posta da persone che ce l'hanno ben DOPO l'orario in cui domandano.
Se sei prenotata per le 9 e alle 9.15 ti rendi conto di avere cinque persone davanti, capisco la domanda... per cercare di misurare quanto ritardo c'è.... altrimenti...]


Fortunatamente, dopo la stroncatura da parte dell'Uomo dell'Ascensore, è uscita l'infermiera a chiamarmi e ho abbandonato al loro destino questi ameni personaggi.

Parte seconda - lunedì

Stamattina appuntamento per esami del sangue al Laboratorio Analisi, ore 8.15
Ho già pagato quindi salto la fila del CUP con relativi personaggioni incapaci di leggere il display.

Leggo i cartelli, trovo la sala prelievi, sempre leggendo i cartelli capisco dove prendere il numero e fare la fila, quindi mi metto lì ad aspettare.

Questo vi dimostra che CON LA SOLA LETTURA DEI CARTELLI potete trovare risposta alla maggior parte delle vostre domande.

Il Laboratorio Analisi non è organizzato nel migliore dei modi: ha un solo display che chiama il numero ma senza indicare lo sportello, e gli sportelli purtroppo fanno angolo quindi può essere difficile capire dove è libero.
Inoltre dopo l'accettazione, la fila per il prelievo è 'a caso': non c'è più il numero, si va alla "chi tardi arriva male alloggia".
Lo spazio è poco e in men che non si dica si crea confusione, con conseguenti discussioni fra gli utenti.
Per fortuna stamattina c'è gente abbastanza di buon senso che spontaneamente ricostruisce la fila secondo la numerazione dell'accettazione: "signora, lei aveva il novantatré e io ho il novantaquattro, quindi lei è prima e poi ci sono io... quel signore lì aveva il novanta quindi adesso tocca a lui...."

Arriva il mio turno: ho tanti esami da fare quindi mi devono prelevare cinque provette. L'infermiera controlla le etichette su ogni fiala e trova qualcosa che non la convince. Mi chiede il foglio di prenotazione; mi fa delle domande; dubita. Esce e va in accettazione a leggere di persona l'impegnativa: "mi scusi signora ma ho un dubbio, se deve fare questo esame poi il campione va mandato a #Altro_Ospedale#, altrimenti facciamo tutto qui, vado a controllare".
La gente in attesa oltre la porta (aperta... non è il massimo....) mi guarda con odio: già ho cinque provette, come oso non avere i codici giusti sulla ricetta? Sto sprecando il loro prezioso tempo!

L'infermiera torna con una provetta nuova correttamente etichettata, mi preleva tutto il prelevabile, poi mi mette cento giri di cerotto immobilizzandomi il braccio tipo saluto nazista.
Cerco di rivestirmi e scopro di aver scelto la maglia sbagliata!
Nello sfilare la manica si è arrotolata su se stessa e col braccio steccato non riesco a sbrogliarla. Più mi muovo e più si arrotola... e resto mezza spogliata in sala prelievi, offrendo agli utenti visioni celestiali della mia trippa e del mio reggiseno.
Alla fine strappo il cerotto sul gomito e vinco la battaglia con i miei indumenti. Lascio il Laboratorio Analisi da vincitrice alle ore 8.35

Davanti all'ospedale c'è un bar, penso di fermarmi a fare colazione.
Davanti al bar c'è parcheggiata una macchina, proprio sulle strisce pednali; fra ghiaccio e neve non si riesce a passare se non facendo una mezza scalata. Dal bar esce una coppia di anziani che avevo visto ai prelievi, barcollano un po', poi ce la fanno.
Entro a ordinare un cappuccino e ritrovo quasi tutta la fila del laboratorio analisi; tutti si lamentano della macchina parcheggiata male.
La titolare del bar: "Chiamerei i vigili, ma non ho il numero!!"

Io invece il numero dei vigili ce l'ho memorizzato nel cellulare, perché sono una cittadina precisa, oppure una grandissima stronza, fate voi.
Prendo il telefonino, do il numero alla barista, e poi chiamo: "Buongiorno, volevo segnalare un'auto in divieto di sosta che costituisce intralcio grave, in zona ospedale..."

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